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La Gestione della Residenza del Debitore Esecutato: Cosa Dice la Legge

Il debitore esecutato può rimanere nella casa pignorata?

Nel contesto dei pignoramenti e delle esecuzioni immobiliari, la figura del debitore esecutato e la sua permanenza nella casa oggetto di pignoramento sono regolamentate da disposizioni specifiche. Dopo la notifica del pignoramento, il debitore esecutato diventa custode dei beni immobili pignorati senza diritto a compenso.

Con l'introduzione della riforma Cartabia, la dinamica cambia notevolmente. La nuova normativa prevede la nomina di un custode giudiziario, scelto tra i professionisti delegati, per amministrare l'immobile pignorato. Questo avviene contestualmente alla nomina dell'estimatore del valore dell'immobile per l'asta.

Nonostante la presenza del custode giudiziario, la legge consente al debitore esecutato e ai familiari conviventi di mantenere il possesso dell'immobile fino alla pronuncia del decreto di trasferimento. Tuttavia, sono previsti obblighi da parte del debitore, tra cui garantire il diritto di visita e preservare lo stato di conservazione dell'immobile.

Gli ausiliari del giudice, compreso il custode giudiziario, devono poter svolgere le proprie attività senza ostacoli da parte del debitore. In caso contrario, il giudice può ordinare la liberazione dell'immobile, tutelando così il corretto svolgimento della procedura esecutiva.

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La Nuova Riforma Cartabia: Innovazioni e Soluzioni per Pignoramenti e Debiti

Negli sforzi per ottimizzare il sistema giudiziario italiano, numerose riforme sono state adottate, mirando a snellire le procedure e migliorare l'efficienza complessiva. Tra le innovazioni più recenti spicca la Nuova Riforma Cartabia

Negli ultimi anni, il sistema giudiziario italiano ha subito significative riforme per ottimizzare l'efficienza e la fluidità delle procedure legali. Tra queste, spicca la Nuova Riforma Cartabia, progettata anche per rivoluzionare le esecuzioni immobiliari e offrire soluzioni concrete a debitori in difficoltà.

Caratteristiche della Riforma Cartabia

La Riforma Cartabia si distingue per disposizioni mirate a potenziare le esecuzioni immobiliari, affrontando le criticità del passato. L'introduzione di una piattaforma digitale dedicata semplifica il processo, assicurando trasparenza e accessibilità. Gli standard chiariscono per la valutazione degli immobili e l'endorsement di strumenti alternativi, come la vendita telematica, evidenziano l'impegno per un sistema giudiziario più efficiente ed equo.

Vendita Diretta: Vantaggi e Criticità
La Riforma consente al debitore di evitare l'asta vendendo direttamente la casa. Tuttavia, questa opzione presenta sfide, come l'obbligo per l'acquirente di offrire un importo paragonabile all'asta. Le tempistiche ristrette e il residuo debitorio che resta in capo aldebitore complicano la procedura.

Saldo e Stralcio: La Soluzione Efficace
Per superare le criticità, il Saldo e Stralcio si pone come soluzione collaudata. Adottato con successo da ioStralcio, il nostro Protocollo consente di negoziare uno "sconto" sul debito, liberando il debitore completamente. Professionisti esperti guidano il processo, garantendo una soluzione definitiva.

L'importanza di agire tempestivamente
La riforma Cartabia offre opportunità, ma agire tempestivamente è cruciale. Rivolgersi a professionisti come ioStralcio assicura non solo la gestione efficace della vendita diretta ma anche la possibilità di adottare una soluzione per liberarsi definitivamente dal debito.

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E se l’importo di aggiudicazione del bene all’asta non copre tutti i debiti?

Se stai affrontando la prospettiva di una vendita all'asta a causa di un debito non pagato, è importante comprendere cosa può accadere se l'ammontare ottenuto dalla vendita non copre l'intero debito.

Cos'è il Debito Residuo?

Il "debito residuo" rappresenta l'importo rimanente di un debito che deve ancora essere estinto dopo aver effettuato pagamenti parziali o dopo la vendita di un bene all'asta. Nella contestualizzazione di un'asta immobiliare o giudiziaria, il debito residuo si riferisce all'ammontare che resta da pagare dopo aver venduto un bene all'asta per coprire un debito preesistente.

Ad esempio, se un proprietario non riesce a onorare un mutuo e la sua casa viene venduta all'asta, il ricavato dalla vendita sarà utilizzato per coprire il debito. Tuttavia, se il ricavato non è sufficiente a coprire l'intero debito, il debito residuo rimarrà a carico del proprietario originale, noto come il "debitore."

Responsabilità del Debito Residuo dopo l'Asta

Nella maggior parte dei casi, quando una vendita all'asta non copre l'intero debito, il debito residuo rimane responsabilità del debitore originale. Anche se il proprietario perde la casa all'asta, egli o ella è ancora legalmente obbligato a coprire l'ammontare mancante. Questo può comportare diverse conseguenze:

  1. Debitore e Successione: Il debitore può essere tenuto a coprire il debito residuo, che potrebbe persino ricadere sui suoi eredi in caso di eredità.

  2. Garanti: Se ci sono garanti coinvolti, essi saranno chiamati a pagare il debito residuo nel caso in cui il debitore non possa farlo.

  3. Pignoramento di Altri Beni: La parte del debito residuo che è responsabilità del debitore può essere coperta procedendo con il pignoramento di altri beni di sua proprietà fino a quando l'intera somma dovuta non viene saldata.

La Vendita all'Asta non Estingue il Debito

È fondamentale notare che la vendita all'asta non implica la prescrizione del debito stesso. Il debito residuo decadrebbe solo quando viene integralmente saldato.

Calcolo del Debito Residuo

Il calcolo del debito residuo parte dal saldo del debito iniziale, ovvero l'importo totale del prestito o dell'obbligazione finanziaria al momento dell'acquisizione. Da questo, si sottraggono i pagamenti effettuati fino a quel momento. Questi pagamenti includono sia l'ammontare del capitale che l'interesse corrisposto in ciascun periodo di pagamento.

La differenza tra il debito iniziale e i pagamenti effettuati rappresenta il debito residuo. Man mano che si effettuano i pagamenti, una maggiore parte di essi verrà utilizzata per coprire il capitale, riducendo il debito residuo. Questo processo è noto come "ammortamento del debito."

Prescrizione del Debito Residuo

Come per tutti gli altri debiti, anche il debito residuo, rimasto dopo la vendita all'asta, è soggetto a una data di prescrizione. In Italia, il debito residuo decade dopo 10 anni. Tuttavia, questa data di prescrizione si azzererebbe se il creditore avviasse nuove azioni legali per riscuotere il debito residuo dopo la vendita all'asta.

Come Evitare il Debito Residuo

La soluzione migliore per evitare il debito residuo è prevenire che la casa venga venduta all'asta. Affidarsi a professionisti del Saldo & Stralcio scongiurando la vendita tramite asta, può aumentare le probabilità di incassare l'importo necessario per estinguere completamente il debito, evitando così il debito residuo.

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Pignoramento Semplificato: Ufficiali Giudiziari Ottengono Accesso Diretto ai Dati Finanziari

Un'imponente evoluzione giuridica sta rivoluzionando il panorama della giustizia italiana.

Gli ufficiali giudiziari hanno ora la capacità di accedere direttamente, senza la necessità di un'autorizzazione preventiva, alle banche dati dell'Agenzia delle Entrate per verificare e localizzare i beni da pignorare.

Questa notizia riveste un'enorme importanza nel mondo del diritto e della giustizia. Da oggi, gli ufficiali giudiziari potranno reperire dati riguardanti redditi, patrimoni immobiliari, conti bancari e cassette di sicurezza dei debitori direttamente dalle banche dati fiscali. Lo scopo principale? Semplificare e rendere più efficiente il processo di pignoramento, il tutto senza la necessità di una previa autorizzazione da parte di un giudice.

Cosa Comporta questa Novità per gli Ufficiali Giudiziari?

Questa innovativa convenzione, firmata a giugno tra il Ministero della Giustizia e l'Agenzia delle Entrate, fornisce agli ufficiali giudiziari informazioni dettagliate prelevate dalle dichiarazioni fiscali dei contribuenti. Queste informazioni includono redditi da terreni e fabbricati, contratti di locazione, redditi da lavoro dipendente, pensioni e attività d'impresa. Ma non è tutto, perché questi dati saranno integrati con dettagli sugli atti giuridici in cui il contribuente è stato coinvolto negli ultimi dieci anni, con alcune eccezioni.

Una Rivoluzione Digitale Attuata

Questa evoluzione completa un percorso iniziato nove anni fa con l'introduzione dell'articolo 492 bis del Codice di Procedura Civile, emanato dal decreto legge 132/14. Ci troviamo di fronte a una realtà operativa, non più una semplice aspettativa. Nonostante i dati dai database non siano in tempo reale, la loro efficacia è garantita: nella maggior parte dei casi, le risposte arrivano in poche ore, e solo in situazioni complesse si può estendere fino a cinque giorni.

L'Agenzia delle Entrate non gestirà più le nuove richieste di dati tramite accesso indiretto, a meno che non rientrino nella competenza degli Uffici Notificazioni, Esecuzioni e Protesti già registrati al Sid. Solo in circostanze eccezionali, come problemi tecnici, si considereranno richieste di accesso indiretto.

Questa novità ha ottenuto l'approvazione del Garante della Privacy, garantendo che i dati personali saranno trattati nel rispetto delle normative vigenti.

In Chiusura

Questa riforma rappresenta un capitolo fondamentale nella storia della giustizia italiana, potenziando il ruolo degli ufficiali giudiziari nel processo di identificazione e pignoramento dei beni. Questa mossa, indubbiamente, semplifica il recupero dei crediti e agevola le procedure legali, ma richiederà anche una gestione accurata e rispettosa dei diritti dei contribuenti.

La riforma si concretizza con l'implementazione dell'accesso diretto, conferendo piena validità legale agli Uffici Notificazioni, Esecuzioni e Protesti per l'accesso ai database dell'Agenzia delle Entrate, tra cui spicca l'Anagrafe Tributaria. Ciò implica che avranno un quadro dettagliato e tempestivo sulle dichiarazioni dei redditi, il patrimonio immobiliare e le relazioni finanziarie dei contribuenti.

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Recupero Crediti da Debitore Nullatenente: Strategie Legali e Azioni Efficaci

Affrontare il recupero crediti da un debitore privo di risorse può sembrare un'ardua sfida, ma esistono approcci legali e tattiche in grado di far rispettare i diritti del creditore.

La condizione di nullatenenza, sebbene priva di beni, non è una barriera insormontabile. In taluni casi, si possono attuare soluzioni che vanno oltre il mero recupero finanziario, arrivando persino ad implicazioni penali. Infatti, la nullatenenza non costituisce sempre un ostacolo all'azione legale.

Definizione di Nullatenenza

La nullatenenza denota l'assenza di reddito da lavoro e di beni sottoponibili all'esecuzione forzata. Se un debitore rientra in questa categoria, il creditore non può procedere al pignoramento.

Prospettive se il Debitore Diventa Solvibile

Un debitore nullatenente potrebbe diventare solvibile in futuro, permettendo al creditore di agire ulteriormente. Secondo la legge, infatti, il debitore risponde con il proprio patrimonio attuale e futuro. Tuttavia, la prescrizione del credito potrebbe presentare un ostacolo..

Definizione di Prescrizione del Credito

La prescrizione del credito impone un limite temporale in cui il creditore può richiedere il pagamento del debito. In Italia, il termine di prescrizione è di 10 anni. Il creditore ha quindi 10 anni dalla nascita del diritto per far valere le sue pretese, comprese quelle su beni non originariamente posseduti dal debitore. La prescrizione può essere interrotta in qualsiasi momento tramite una diffida formale inviata tramite raccomandata o PEC. In tal caso, il termine di 10 anni riparte da zero.

Investigazioni per il Recupero Crediti

Il creditore può affidarsi a società investigative per individuare beni e redditi occultati dal debitore, che possono portare a azioni legali mirate.

Definizione di Azione Revocatoria

L'azione revocatoria è un procedimento legale che consente al creditore di contestare donazioni o vendite effettuate dal debitore con l'intento di evitare il recupero crediti. Entro 5 anni dall'atto in questione, è possibile agire contro i beni, ovunque si trovino. Il successo dell'azione revocatoria rende inefficace l'atto compiuto dal debitore, sia tra le parti sia verso terzi. Tuttavia, l'atto non può opporsi al creditore che ha intrapreso l'azione revocatoria, consentendo l'esecuzione forzata come se il bene non fosse mai stato rimosso dal patrimonio del debitore.

Debitore Sposato o Minorenne

Se il debitore nullatenente è sposato in regime di comunione dei beni, il creditore può richiedere il 50% del pagamento al coniuge. Nel caso di un debitore minorenne, l'adempimento deve essere richiesto dai genitori. Detti debiti passano agli eredi che accettano l'eredità, in proporzione alla loro quota. Gli eredi accettanti possono quindi essere chiamati in giudizio per il recupero dei crediti.

Denuncia del Debitore

Sì, è possibile denunciare un debitore che ha contratto debiti con la consapevolezza di non poter o voler pagare. Questo potrebbe costituire il reato di insolvenza fraudolenta. Questa possibilità potrebbe motivare una soluzione più costruttiva e responsabile nei confronti del credito e del rispetto delle normative legali.

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Procedura di Recupero Crediti: Metodi utilizzati e Limiti

Metodi e limiti delle agenzie specializzate

La procedura di recupero crediti prevede diversi metodi che vengono utilizzati dalle agenzie specializzate. Vediamo quali sono e fino a che punto possono spingersi.

  1. Diffida di pagamento: Inizialmente, viene inviata una diffida di pagamento al debitore, che lo sollecita a saldare i debiti entro una data prestabilita.

  2. Recupero crediti telefonico e domiciliare: Se la diffida non sortisce effetto, l'agenzia può procedere con contatti telefonici e visite domiciliari per invitare il debitore al pagamento.

  3. Procedimento giudiziale: Se il debitore non paga volontariamente, può essere necessario un procedimento giudiziale per ottenere l'esecuzione forzata del pagamento attraverso il pignoramento dei beni del debitore. Questo processo prevede di solito tre fasi: decreto ingiuntivo, precetto e atto di pignoramento.

Tuttavia, esistono limiti che le società di recupero crediti devono rispettare:

  • Obbligo di informazione: Le società non possono divulgare informazioni sui mancati pagamenti a persone diverse dal diretto interessato.

  • Reperimento del numero telefonico: Se il debitore ha mantenuto il proprio recapito telefonico privato, l'agenzia deve astenersi dal cercare di ottenerlo attraverso altri mezzi.

  • Stalking: È vietato contattare il debitore in orari irragionevoli o in maniera eccessiva. Non sono consentite telefonate preregistrate per sollecitare il pagamento.

  • Avvisi di mora: Non è consentito affiggere avvisi di mora sulla porta dell'abitazione del debitore o lasciare messaggi in segreteria telefonica.

  • Recupero crediti domiciliare: Gli incaricati al recupero crediti possono recarsi presso l'abitazione del debitore, ma devono rispettare la privacy e la dignità di quest'ultimo. Il debitore ha il diritto di rifiutare di parlare con loro, e il numero di telefono dell'agenzia deve essere sempre visibile. È vietata la violazione del domicilio del debitore.

  • Dati personali e segnalazione alla Crif: I dati del debitore devono essere cancellati una volta che i debiti sono stati saldati. La segnalazione alla Crif non è consentita se i debiti non sono stati contratti con banche o finanziarie.

  • Divieto di informazioni false o condotte ingannevoli: Le società di recupero crediti non possono fornire informazioni false o ingannevoli per ottenere il pagamento. Non possono minacciare azioni intimidatorie o legali sproporzionate.

È importante ricordare che i soggetti incaricati al recupero crediti sono privati cittadini e non ufficiali giudiziari

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Recupero Crediti: Cosa Può Essere Pignorato?

Cosa possono pignorare i creditori

La questione pone l'accento sulla possibilità teorica per il creditore di pignorare tutti i beni del debitore, ad eccezione di alcuni mobili di casa e beni strumentali utilizzati per lavoro, che sono protetti per legge.

Tuttavia, raramente si giunge a tali estremi, poiché le società di recupero crediti mirano a pignorare quegli asset che consentono un recupero più rapido del credito. Di solito, vengono pignorati:

  • Un quinto dello stipendio, il massimo consentito dalla legge.

  • Le somme presenti sui conti correnti.

  • L'automobile, se individuata tramite l'ufficiale giudiziario.

  • Immobili e altre proprietà immobiliari di proprietà del debitore.

  • Altri beni di valore, come mobili antichi, quadri di pregio, ecc.

È importante sottolineare che per avviare il pignoramento, il creditore deve rivolgersi al tribunale, che notificherà il procedimento al debitore. Il pignoramento non può essere effettuato senza un'approvazione da parte del tribunale, quindi il debitore riceve sempre un avviso preventivo attraverso la notifica di un precetto.

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Recupero crediti: pignoramento e diritti del debitore

Ti chiedi cosa possono pignorare le società di recupero crediti e come difendersi da comportamenti "aggressivi"?

Scopriamo come operano le società di recupero crediti e quali sono i diritti del debitore.

Quando non riusciamo a pagare un debito, la nostra principale preoccupazione è cosa potrebbe accadere se una società di recupero crediti fosse incaricata di agire e cosa possono pignorare in caso di mancato pagamento.

Una società di recupero crediti, autorizzata dalle autorità competenti, agisce legalmente per recuperare i debiti non pagati. Di solito, quando un creditore (come una banca o una finanziaria, ma potenzialmente anche un privato) non riesce a ottenere il pagamento delle rate, si rivolge a una società di recupero crediti per tentare di recuperare i soldi prestati al debitore.

Cosa può fare una società di recupero crediti?

Una società di recupero crediti ha generalmente tre opzioni:

  1. Sollecitare il pagamento dei debiti attraverso telefonate o visite domiciliari. Spesso, la strategia è quella di stressare il debitore con continui contatti e sottili minacce fino a quando il pagamento non viene effettuato.

  2. Tentare di trovare un accordo con il cliente, allungando o rinegoziando il debito in modo che il debitore in difficoltà possa effettuare il pagamento.

  3. Ricorrere a misure più drastiche, come il pignoramento dei beni del debitore e la loro vendita all'asta per recuperare il credito.

È importante che il debitore sia consapevole dei propri diritti e delle procedure legali che devono essere seguite durante il recupero crediti. In caso di comportamenti inappropriati o violazioni dei diritti del debitore, è possibile adottare le opportune misure di difesa e fare valere i propri diritti legalmente.

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Pignoramento TFR – limiti e procedure

Ti è stato notificato un atto di pignoramento TFR e hai dubbi sul destino delle tue somme accantonate? Scopri i limiti e le procedure da seguire.

Pignoramento TFR: due possibilità

I creditori sfruttano l'espropriazione forzata per recuperare parte del debito. In generale, il pignoramento TFR è limitato a un quinto dell'importo. Vediamo i casi specifici in cui questa limitazione può variare.

  1. TFR non ancora accreditato Se il TFR è ancora in mano al datore di lavoro, il creditore potrà richiedere un quinto della somma dopo l'udienza di assegnazione. Questo importo sarà versato dal datore di lavoro e non direttamente dal debitore.

  2. TFR già accreditato Se il TFR è già sul conto corrente del debitore, il creditore potrà notificare l'atto di pignoramento alla banca. Qui si distinguono due situazioni:

  • Pignoramento dopo l'accredito: il creditore potrà pignorare l'importo che eccede il triplo dell'assegno sociale, non solo un quinto, poiché queste somme non sono più considerate come retribuzione.

  • Pignoramento prima dell'accredito: il creditore potrà pignorare solo un quinto dell'importo, come nel caso del pignoramento stipendio.

Pignoramento TFR Agenzia delle Entrate e Riscossione

Se si tratta di pignoramento TFR da parte di Equitalia, i crediti alimentari possono essere soddisfatti in base alle decisioni del giudice. Se ci sono più creditori, il limite di pignoramento TFR è la metà dell'importo.

Inoltre, l'Agenzia delle Entrate e Riscossione può effettuare il pignoramento TFR e stipendio con i seguenti limiti:

  • Stipendio inferiore a 2.500 Euro: fino a un decimo dell'importo

  • Stipendio tra 2.500 e 5.000 Euro: fino a un settimo dell'importo

  • Stipendio superiore a 5.000 Euro: fino a un quinto dell'importo

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Saldo e stralcio dopo decreto ingiuntivo: una soluzione per risanare il debito

Saldo e stralcio dopo avere ricevuto un decreto ingiuntivo

Il decreto ingiuntivo, o ingiunzione di pagamento, rappresenta uno strumento rapido ed efficace a disposizione del creditore per recuperare un credito in sofferenza. Ma cosa accade se il debitore, dopo aver ricevuto un decreto ingiuntivo, desidera proporre una richiesta di saldo e stralcio al creditore al fine di sanare il proprio debito?

Il decreto ingiuntivo costituisce un titolo esecutivo che conferisce al creditore il diritto di avviare un'azione di esecuzione forzata nei confronti del debitore insolvente al fine di aggredire i suoi beni. Si tratta di un atto giudiziario mediante il quale il giudice, su richiesta del creditore, ordina al debitore di effettuare il pagamento dell'importo dovuto.

Disciplinato dagli articoli 633 e successivi del codice di procedura civile, il decreto ingiuntivo rientra nei procedimenti con funzione esecutiva predominante, consentendo di ottenere un titolo esecutivo attraverso un iter più veloce e snello rispetto ai procedimenti ordinari, facilitando così l'espropriazione forzata dei beni del debitore. Il decreto viene emesso senza contraddittorio, senza la partecipazione della controparte e senza un'approfondita valutazione del diritto invocato, basandosi su una "cognizione sommaria" che è superficiale. Nel caso in cui il debitore si opponga al decreto ingiuntivo, il procedimento diventa una cognizione piena, con tutte le garanzie del contraddittorio e dell'istruzione probatoria, comportando un aumento di tempi e costi.

Ma come funziona esattamente il saldo e stralcio dopo un decreto ingiuntivo?

Il saldo e stralcio rappresenta un accordo stipulato tra il creditore e il debitore, mediante il quale viene pagata una parte del debito e il resto viene "stralciato". Questa procedura offre la possibilità di risanare la situazione debitoria di un soggetto insolvente attraverso un accordo di transazione che comporta la cancellazione totale del debito in sofferenza da parte del creditore, a fronte di un pagamento parzialmente ridotto.

Con questo accordo, è possibile proporre al creditore il pagamento di una frazione del debito per soddisfare le sue pretese. Questo accordo transattivo a saldo e stralcio è vantaggioso sia per il debitore, che può vedersi cancellato un debito specifico mediante un pagamento sensibilmente inferiore a esso, adeguandosi alle proprie possibilità finanziarie, sia per il creditore, che ha la prospettiva di recuperare almeno una parte del debito insoluto. Questa alternativa è spesso apprezzata quando il creditore si trova nella situazione di dover rinunciare a ogni speranza di recupero nei confronti di soggetti che si trovano in una grave difficoltà finanziaria.

Non è infrequente che un debitore insolvente scelga di intraprendere questa strada per affrontare le proprie difficoltà finanziarie. Allo stesso modo, le banche spesso considerano un debito come irrimediabilmente insoluto in caso di mancato pagamento da parte di un cliente. Pertanto, un'offerta di saldo e stralcio dopo un decreto ingiuntivo può essere accolta positivamente dai creditori, garantendo loro la possibilità di ottenere almeno una minima parte dell'importo dovuto.

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E’ possibile ricomprare la propria casa all’asta?

Ricomprare casa all'asta: un'opportunità da valutare attentamente

Ti ritrovi nella delicata situazione in cui la tua casa è stata messa all'asta a seguito di un pignoramento e ti poni la domanda se sia possibile ricomprarla? Sei oberato dai debiti e temi che la tua abitazione venga presto venduta all'asta?

La vendita di un immobile all'asta rappresenta solamente l'ultimo passo di un complesso processo di recupero dei crediti intrapreso da banche o istituti creditizi. Questi enti si vedono costretti a rivalersi sui beni immobili dei debitori inadempienti per poter recuperare le somme prestare.

Si tratta di una situazione estremamente difficile per il debitore, il quale si chiede legittimamente se sia possibile ricomprare la casa all'asta. Purtroppo, la risposta è negativa. Ma perché?

Le ragioni che vietano al debitore di ricomprare casa all'asta sono principalmente due:

Se il debitore avesse le risorse finanziarie per ricomprare la propria abitazione, avrebbe anche la possibilità di estinguere il debito. Di conseguenza, la vendita all'asta risulterebbe priva di senso.

Poiché, in questi casi, l'immobile viene spesso venduto a un prezzo inferiore al suo valore di mercato, l'acquisto da parte del debitore costituirebbe una violazione dei diritti del creditore.

Tuttavia, è importante sottolineare che ci sono soggetti legittimati a ricomprare casa all'asta. La normativa italiana esclude solamente il debitore, il custode giudiziario e il delegato alla vendita dell'immobile. Invece, parenti ed amici collegati al debitore possono agire in autonomia per ricomprare l'abitazione all'asta. Questa situazione è piuttosto comune e consente di evitare che la casa finisca nelle mani di estranei. Tuttavia, esiste un vincolo a questa possibilità: tali persone devono agire per proprio conto e non nell'interesse del debitore. Ciò significa che non devono comparire nello stato di famiglia del debitore e non devono far risiedere quest'ultimo nella stessa abitazione.

Ma conviene davvero ricomprare casa all'asta? Questa domanda sorge spontanea, escludendo il valore affettivo e sentimentale dell'immobile, concentrandoci sulla sua convenienza pratica.

La risposta dipende da due situazioni distintive:

Se il valore della casa è significativamente inferiore all'ammontare del debito contratto, ricomprare l'abitazione all'asta risulta decisamente conveniente per i soggetti legittimati di cui abbiamo parlato in precedenza. È possibile addirittura riottenere la casa a un prezzo ridotto, fermo restando il diritto dei creditori di recuperare la parte del credito non soddisfatta.

Se, invece, il valore dell'immobile supera l'ammontare del debito, la soluzione più adeguata consiste nel ricorrere alla procedura di saldo e stralcio.

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La validità della raccomandata in caso di assenza del destinatario

E’ valida la raccomandata in caso di assenza del destinatario?

Quando viene inviata una raccomandata e il destinatario non si trova temporaneamente a casa, il postino lascia un avviso di giacenza nella cassetta delle lettere. Questo avviso contiene il codice della raccomandata e la data del tentativo di recapito. Nel caso in cui la raccomandata contenga un atto giudiziario, il postino invia anche una seconda comunicazione, chiamata Comunicazione di Avviso di Deposito (CAD), per informare il destinatario del tentativo di notifica.

Grazie all'avviso di giacenza, che viene inserito nella cassetta delle lettere, il destinatario può recarsi all'ufficio postale per ritirare l'originale dell'atto e prenderne visione. Tuttavia, cosa accade se questo avviso di giacenza non è presente perché è stato rubato da un vicino indiscreto, è caduto a terra a causa del vento o è stato inserito per errore in una cassetta sbagliata dallo stesso postino? La raccomandata senza avviso di giacenza nella cassetta delle lettere è ancora valida? La Cassazione si è recentemente espressa su questo punto. Ecco la decisione della Suprema Corte.

Avviso di giacenza non trovato: quali sono le conseguenze?

Il mittente non è tenuto a dimostrare, in una potenziale controversia legale, che il postino ha effettivamente inserito l'avviso di giacenza nella cassetta delle lettere. È sufficiente che il mittente fornisca la prova di aver spedito la raccomandata all'indirizzo di residenza del destinatario. Inoltre, il mittente dovrà depositare la documentazione rilasciata da Poste Italiane che attesti quanto segue:

- La mancata consegna della raccomandata;

- Il deposito della busta presso l'ufficio postale;

- La restituzione della raccomandata al mittente dopo 30 giorni, a seguito della giacenza completata.

È importante ricordare che la raccomandata non ritirata rimane presso gli uffici postali per 30 giorni, dopodiché viene restituita al mittente come notificata a tutti gli effetti.

Cosa fare se l'avviso di giacenza non viene trovato?

Spetta al destinatario dimostrare che non ha ricevuto l'avviso di giacenza per cause non imputabili a lui. Tuttavia, questa prova risulta estremamente difficile da ottenere. Come potrebbe infatti contraddire le attestazioni fornite dagli archivi informatici di Poste Italiane, i cui dipendenti sono considerati pubblici ufficiali e le cui certificazioni sono riconosciute come piena prova?

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Come interrompere un procedimento di pignoramento immobiliare?

Come interrompere un procedimento di pignoramento immobiliare

Una volta avviato il procedimento di esecuzione immobiliare, il debitore ha ancora la possibilità di preservare la propria proprietà immobiliare. Esaminiamo alcune alternative che il creditore, considerando i significativi costi e tempi della procedura esecutiva, potrebbe essere incline a valutare:

1. Accordo transattivo a saldo e stralcio con i creditori: Tale accordo, negoziato tra le parti, comporta l'impegno del debitore a versare l'importo dovuto, sebbene in misura ridotta o rateizzato, e dei creditori a rinunciare alla procedura esecutiva.

2. Conversione del pignoramento: Il debitore può richiedere, prima che venga disposta la vendita all'asta, di sostituire l'immobile pignorato con una somma di denaro pari all'importo dovuto al creditore pignorante, comprensiva delle spese di esecuzione. Qualora vi siano giustificate motivazioni, il pagamento può avvenire anche in forma rateale, entro un massimo di 48 mesi.

3. Riacquisto dell'immobile tramite asta pubblica: Tutti possono partecipare all'asta, fatta eccezione per il debitore stesso (neppure tramite un intermediario). Tuttavia, il debitore potrebbe trarre beneficio dall'acquisto effettuato da un soggetto terzo, ad esempio un parente stretto, che successivamente gli consentirebbe di continuare a usufruire dell'immobile.

4. Cancellazione del pignoramento immobiliare: In alcuni casi, la procedura esecutiva può concludersi senza che il debitore perda la disponibilità del bene (ad esempio, in caso di difetti nelle offerte di acquisto del bene o in seguito a un accordo con i creditori). In questa situazione, tuttavia, è necessario che il pignoramento immobiliare venga cancellato, permettendo al proprietario di riacquistare la disponibilità del bene, libero da oneri.

5. Opposizione al pignoramento: Esistono due modalità diverse per opporsi al pignoramento immobiliare: l'opposizione all'esecuzione e l'opposizione agli atti esecutivi. Vediamole insieme:

- Opposizione all'esecuzione (disciplinata dall'art. 615 c.p.c.): In questo caso, il debitore contesta il diritto di avviare la procedura esecutiva, ad esempio a causa di un difetto nel titolo esecutivo o perché i beni esecutati sono inalienabili. La norma prevede che l'opposizione sia ammissibile solo se presentata prima della vendita, a meno che non sia basata su fatti sopravvenuti o se l'opponente dimostra di non averla potuta presentare tempestivamente per cause di forza maggiore. Pertanto, se l'esecuzione non è ancora iniziata, l'opposizione assume la forma di un'opposizione a precetto, mentre se l'esecuzione è già iniziata, l'op

posizione viene presentata come un ricorso al giudice dell'esecuzione.

- Opposizione agli atti esecutivi (disciplinata dall'art. 617 c.p.c.): In questo caso, il debitore contesta le modalità con cui è stata avviata la procedura, ad esempio eventuali vizi di forma o notificazione degli atti (titolo esecutivo o precetto). In tali casi, il termine finale per presentare l'opposizione è di 20 giorni dalla notifica dell'atto. Anche qui, le modalità differiscono a seconda che l'esecuzione sia già iniziata o meno: se l'opposizione precede la notifica del pignoramento, avviene attraverso un atto di citazione dinanzi al giudice competente; se l'esecuzione è già iniziata, l'opposizione avviene tramite un ricorso al giudice dell'esecuzione.

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Pignoramento immobiliare: guida alla procedura

Pignoramento immobiliare: Guida esaustiva alla procedura

Il pignoramento immobiliare rappresenta una procedura di esecuzione forzata comunemente adottata dai creditori per recuperare, almeno parzialmente, i propri crediti. Ti trovi in una situazione di rischio di pignoramento immobiliare o hai già ricevuto una notifica in tal senso? In questa guida completa ti forniremo tutte le informazioni necessarie riguardo a questa procedura, inclusa la normativa di riferimento, l'iter dettagliato delle fasi della procedura e le opzioni di difesa disponibili. Saremo in grado di fornirti informazioni chiare e utili.

Pignoramento immobiliare: Descrizione e contesto

In un periodo di instabilità economica, sempre più persone possono trovarsi nell'impossibilità di onorare i propri debiti contratti. Tra le misure di tutela disponibili per il creditore, l'esecuzione forzata rappresenta una soluzione. Il pignoramento immobiliare consiste nel processo di esproprio coattivo attraverso il quale il creditore può aggredire i beni immobiliari del debitore. Questa procedura permette al creditore di recuperare, almeno parzialmente, le somme dovute. Per avviare questa procedura, è necessario presentare una richiesta al tribunale competente, e nel caso di esito positivo, l'atto di pignoramento immobiliare viene notificato al debitore tramite un ufficiale giudiziario.

All'interno di questo atto, devono essere inclusi tutti gli estremi catastali dell'immobile (come il comune di ubicazione, il foglio, la particella, il subalterno, la rendita catastale, ecc.), elementi indispensabili per identificare univocamente il bene soggetto a pignoramento. È possibile anche pignorare alcuni diritti reali, come il diritto di proprietà, il diritto di usufrutto e il diritto di superficie.

Normativa di riferimento

La normativa che disciplina il pignoramento immobiliare è contenuta nel Libro III del Codice di Procedura Civile, che dettaglia il processo di esecuzione. In particolare, gli articoli dall'474 al 512 forniscono i principi generali che regolano le procedure di espropriazione forzata, mentre gli articoli dall'555 al 598 si riferiscono specificamente al pignoramento immobiliare.

Le fasi della notifica del pignoramento immobiliare

Durante la procedura di pignoramento immobiliare, si distinguono cinque fasi fondamentali:

Invio del decreto ingiuntivo al debitore (mediante il quale il creditore ottiene un titolo esecutivo per la riscossione coattiva del credito).

Notifica dell'atto di precetto al debitore.

Invio dell'atto di pignoramento al debitore.

Trascrizione dell'atto nei registri immobiliari.

Vendita dell'immobile tramite asta giudiziaria.

La procedura di pignoramento immobiliare non può essere avviata senza aver preventivamente informato formalmente il debitore attraverso i passaggi sopra menzionati.

Una volta avviata la procedura esecutiva di pignoramento immobiliare, il debitore viene nominato custode degli immobili pignorati dal giudice, consentendogli di continuare a occuparsene e a mantenerli. Nel frattempo, il creditore ha 45 giorni per presentare una richiesta di vendita dei beni e, al termine di tale periodo, ha ulteriori 60 giorni per raccogliere e presentare tutti i documenti richiesti dalla normativa, o in alternativa, un certificato notarile.

Dopo aver valutato il valore dei beni da parte di un professionista, il giudice autorizzerà la vendita, che può avvenire secondo due modalità:

Vendita per incanto: in questa modalità, gli interessati presentano offerte in busta chiusa, accompagnate da una cauzione. L'offerta, una volta presentata, non può essere revocata. Questa modalità viene adottata quando il giudice ritiene che l'immobile possa essere venduto a un prezzo superiore a almeno la metà del suo valore.

Vendita senza incanto: in questo caso, viene organizzata un'asta alla quale possono partecipare tutti gli interessati. Anche in questa situazione, è richiesta una cauzione. Il giudice emette l'ordine di vendita e stabilisce il trasferimento di proprietà a favore dell'acquirente. Con la riforma del 2005, la vendita senza incanto è diventata un passaggio preliminare obbligatorio per poter procedere alla vendita all'asta.

Il pignoramento immobiliare perde la sua efficacia quando sono trascorsi 45 giorni dalla sua conclusione senza che sia stata richiesta l'assegnazione o la vendita dell'immobile.

Costi per il creditore nel pignoramento immobiliare

I pignoramenti immobiliari comportano un costo totale molto elevato per l'intera procedura, a causa delle lunghe tempistiche coinvolte. A titolo di esempio, sommando tutte le spese direttamente connesse alla procedura, i costi possono variare da € 1.500 a oltre € 2.500. Tra queste spese rientrano la notifica del precetto e del pignoramento, l'iscrizione a ruolo della procedura (contributo unificato + diritti di segreteria), la trascrizione del pignoramento, l'aggiornamento delle visure immobiliari, la pubblicità dell'asta, il gestore dell'asta telematica, e così via.

Oltre a queste spese, occorre considerare anche i compensi professionali per i vari professionisti coinvolti nella procedura, come il notaio per la relazione sostitutiva, l'esperto estimatore, il custode giudiziario, il professionista delegato alla vendita e l'avvocato incaricato. La spesa più rilevante è rappresentata dal compenso del professionista delegato alla vendita, per il quale sono previsti tre livelli tariffari in base al valore dell'immobile. In generale, considerando una media, i compensi professionali possono variare tra € 12.000 e € 15.000.

Diventa evidente che una procedura di pignoramento immobiliare comporti costi piuttosto elevati, motivo per cui i creditori tendono a preferire, quando possibile, altre forme di esecuzione forzata, come ad esempio il pignoramento presso terzi.

Per quanto riguarda i tempi del pignoramento immobiliare, di solito passano circa 7-8 mesi tra la notifica del pignoramento e la prima vendita all'asta. In caso di successo nella vendita all'asta, si stima normalmente un periodo medio di 15 mesi per portare a termine l'intera procedura, seguito da un ulteriore periodo minimo di 6 mesi per concretizzare e finalizzare la vendita.

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Luca Tiberio Luca Tiberio

Cos’è il registro dei cattivi pagatori?

Registro cattivi pagatori

Il registro dei cattivi pagatori è uno strumento fondamentale utilizzato per monitorare la situazione creditizia dei cittadini italiani che presentano irregolarità nei pagamenti dei prestiti contratti. Esistono due tipologie di elenchi da distinguere: quelli gestiti dalla Sic (Società di informazioni bancarie), che includono i nomi delle persone che hanno richiesto prestiti indipendentemente dalla regolarità dei pagamenti, e la Centrale Rischi della Banca d'Italia (CAI), che registra i nominativi di coloro che presentano ritardi o interruzioni nei pagamenti dopo aver ottenuto un prestito, ed è il registro principale per i crediti inesigibili.

Per consultare il registro dei cattivi pagatori e ottenere le informazioni desiderate, è possibile utilizzare la piattaforma Servizi online del sito della Banca d’Italia. L'accesso può avvenire tramite SPID o CNS, e una volta all'interno del proprio spazio personale è possibile compilare e inviare la richiesta di accesso dati, nonché consultare o scaricare le risposte. Nel caso in cui non si disponga di CNS o SPID, è possibile compilare la richiesta allegando un documento di identità valido e inviarla. La risposta verrà fornita tramite posta elettronica certificata o all'indirizzo specificato.

In alternativa, è possibile recarsi presso le filiali della Banca d'Italia per richiedere l'accesso ai dati CR tramite PEC, consegna manuale o posta ordinaria. È necessario scaricare il modulo online, allegare una copia fronte-retro del documento di identità e la risposta verrà fornita tramite posta ordinaria o PEC.

La Centrale Rischi della Banca d'Italia può essere consultata da persone fisiche (l'individuo registrato, il suo rappresentante legale e altre figure designate dalla legge come tutore, tutore dipendente, eredi o persone con procura) e persone giuridiche (società, enti, associazioni e altre entità giuridiche tramite i loro rappresentanti legali o altre figure previste dalla legge).

Essere iscritti al registro dei cattivi pagatori avviene quando un creditore segnala un'irregolarità nei pagamenti da parte di un debitore. La segnalazione avviene dopo solleciti di pagamento e notifiche formali, evidenziando il mancato adempimento dell'obbligazione finanziaria. La durata di tale iscrizione varia solitamente da 5 a 10 anni, a seconda delle normative locali.

Per cancellarsi dal registro dei cattivi pagatori, è necessario seguire alcuni passaggi. Innanzitutto, verificare il proprio stato attuale richiedendo una copia del proprio rapporto creditizio e individuare eventuali errori o discrepanze. Nel caso di errori, è importante correggerli contattando l'agenzia di credito o la società responsabile del registro dei cattivi pagatori e fornendo prove documentali per dimostrare le informazioni errate.

Se la presenza nel registro dei cattivi pagatori è dovuta a debiti non saldati, è fondamentale pagarli e ottenere una conferma scritta.

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CRIF, Centrale Rischi di Intermediazione Finanziaria

CRIF, Centrale Rischi di Intermediazione Finanziaria

CRIF è un archivio gestito da EURISC, il sistema di informazioni creditizie italiano. Si tratta di una banca dati che contiene informazioni riguardanti i cittadini che hanno avuto esperienze con prestiti, mutui e altre operazioni che prevedono il pagamento rateale. Queste informazioni sono fornite direttamente dai creditori, i quali sono tenuti a comunicare eventuali modifiche positive o negative. La presenza del nome di un individuo nella CRIF rappresenta un valido attestato di affidabilità agli occhi degli istituti di credito, poiché indica che la persona rispetta le scadenze e onora i propri debiti.

L'elenco dei nominativi presenti nella CRIF è utilizzato da finanziarie, banche, compagnie assicurative e altre società finanziarie per valutare la credibilità delle richieste di finanziamento che ricevono.

Quando una persona viene inserita nelle liste nere della CRIF come "cattivo pagatore", la soluzione per ripulire la propria reputazione agli occhi degli enti creditizi è quella di saldare il proprio debito nel minor tempo possibile. Una volta che il debito è estinto e le azioni esecutive sono terminate, la cancellazione dalla CRIF avviene automaticamente senza che il debitore debba presentare alcuna richiesta. È compito del creditore comunicare l'estinzione del debito e richiedere la cancellazione del nominativo.

È importante sottolineare che se non è possibile saldare il debito e si viene segnalati come cattivi pagatori, la cancellazione dalla CRIF avverrà automaticamente quando il debito stesso sarà "prescritto" a seguito del trascorrere di un determinato periodo di tempo. Tuttavia, questa procedura richiede molto tempo.

Le tempistiche di cancellazione dalla CRIF in modo automatico variano a seconda del tipo di finanziamento richiesto, dello stato del nominativo e delle comunicazioni e degli aggiornamenti inviati dalle aziende creditizie. Gli aggiornamenti periodici inviati all'EURISC garantiscono un quadro sempre aggiornato della situazione debitoria di ciascun richiedente.

I diversi stati assegnabili a un nominativo presente nella CRIF includono: richiesta di prestito o finanziamento aperta, rifiuto di prestito o finanziamento, pagamenti regolari, pagamenti in lieve ritardo (con una mora di uno o due mesi), pagamenti in ritardo (con una mora superiore a tre mesi) e cattivo pagatore.

Le tempistiche di cancellazione dalla CRIF in base a tali stati sono le seguenti:

Massimo 180 giorni per la cancellazione dei dati successiva alla richiesta di finanziamento.

Massimo 90 giorni per la cancellazione dei dati successiva a un rifiuto (con motivazione).

Massimo 60 mesi per la cancellazione dei dati successiva all'estinzione di finanziamento/mutuo o prestito con pagamenti regolari.

Massimo 12 mesi per la cancellazione dei dati in caso di pagamenti in lieve ritardo.

Massimo 24 mesi per la cancellazione dei dati in caso di pagamenti in ritardo.

Massimo 36 mesi per la cancellazione dei dati in caso di mancato pagamento e debiti insoluti.

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Saldo e Stralcio, CRIF e Centrale Rischi

Saldo e stralcio, CRIF e Centrale Rischi

Una volta comprese le normative tipiche della CRIF riguardo all'archiviazione dei dati e alla segnalazione dei cattivi pagatori, rimane la questione di ripristinare la propria "reputazione" agli occhi delle istituzioni e delle società di credito o bancarie dopo essere stati inseriti nelle liste CRIF.

Una soluzione adottata da molti debitori è quella di ricorrere al saldo e stralcio, una pratica legale comune anche in presenza di pignoramenti o decreto ingiuntivo.

Esamineremo di seguito le caratteristiche che regolamentano questa forma di accordo legale. Tuttavia, per coloro che sono inseriti nella CRIF, quali sono le conseguenze se si decide di optare per il saldo e stralcio?

In questo caso, le possibilità dipendono dal grado effettivo di gravità della situazione debitoria.

Le conseguenze del saldo e stralcio variano a seconda dello stato del debitore.

Ritardo nei pagamenti, ma non ancora inserito nella lista nera (ritardi da 1-2 o più di 3 mesi):

È possibile interrompere la procedura di archiviazione dei dati e prevenire l'inserimento nella lista nera attraverso la revoca della segnalazione per morosità. La cancellazione dalla CRIF può essere ottenuta tramite una liberatoria.

Effettivamente segnalato come cattivo pagatore alla CRIF (inserimento nella lista nera):

Sarà necessario attendere il periodo minimo previsto dalla legge (36 mesi, ovvero 3 anni) affinché i dati vengano cancellati dalla lista della CRIF. Tuttavia, l'istituto di credito o la finanziaria che ha erogato il finanziamento potrà rilasciare al debitore una liberatoria del saldo e stralcio. Questo documento attesta che il debitore ha saldato la sua posizione finanziaria attraverso il saldo e stralcio e, nonostante l'inserimento come "cattivo pagatore", è affidabile e in buona fede.

Come funziona il saldo e stralcio?

Abbiamo visto che il saldo e stralcio può essere una soluzione molto utile e flessibile per evitare l'inserimento nella lista nera della CRIF. Ma come funziona effettivamente questa pratica e cosa implica?

Il saldo e stralcio rappresenta un accordo economico negoziato tra il creditore (chi ha erogato il prestito o il finanziamento) e il debitore moroso.

Il debitore si impegna a versare un importo inferiore a quello originariamente dovuto in un'unica soluzione, senza vincoli o rateizzazioni. Questa parte dell'accordo è chiamata "saldo" della situazione debitoria.

È possibile richiedere un saldo e stralcio scaglionato, ma è più difficile ottenere l'accettazione del fornitore, tranne in casi eccezionali. Inoltre, in caso di pagamento rateizzato, la differenza tra l'importo originariamente dovuto e quello effettivamente versato sarà molto ridotta.

D'altro canto, il creditore si impegna a estinguere il contratto esistente accettando il saldo da parte del debitore e cancellando eventuali altre conseguenze come pignoramenti o l'inserimento nella lista nera (se non è stato già richiesto). Questa parte dell'accordo è chiamata "stralcio" del debito contratto.

Come dovrebbe essere redatta una lettera di saldo e stralcio?

Soprattutto in questioni finanziarie delicate come queste, è sempre consigliabile affidarsi a dei professionisti come quelli del nostro team ioStralcio. Con la nostra assistenza, è possibile seguire tutte le procedure necessarie per chiarire la posizione debitoria nel minor tempo possibile e nel rispetto delle normative vigenti.

Detto ciò, per richiedere un accordo di saldo e stralcio, è necessario presentare al creditore una lettera scritta che rispetti determinate caratteristiche.

La proposta deve contenere i dati personali del debitore, come nome, cognome, indirizzo di residenza o domicilio. Inoltre, devono essere forniti i dettagli necessari per identificare il finanziamento, come il numero del prestito o del finanziamento, l'ente o la società che ha erogato il finanziamento, la data di apertura, la data di estinzione, il numero delle rate previste e l'importo corrispondente delle rate.

Il debitore deve quindi descrivere le circostanze che hanno impedito il regolare pagamento e richiedere all'ente erogatore di accettare la proposta di saldo e stralcio, indicando l'importo che verrà versato (al netto di interessi e spese legali) e la data del pagamento.

Nel caso si richieda l'assistenza di un avvocato, quest'ultimo verificherà la richiesta, che successivamente verrà inviata all'ente erogatore tramite lettera raccomandata o PEC.

Accordi verbali o e-mail non tracciabili non avranno valore e potrebbero invalidare l'accordo di saldo e stralcio.

Cosa non deve mai mancare nella quietanza di saldo e stralcio?

La quietanza di saldo e stralcio è il documento ufficiale rilasciato dal creditore al momento del pagamento, che attesta il buon esito dell'accordo e certifica il rispetto delle reciproche responsabilità finanziarie da entrambe le parti.

Anche la quietanza, come la richiesta di saldo e stralcio, deve rispettare alcune caratteristiche precise.

Innanzitutto, deve riportare i dati del finanziamento, compresi tutti i dettagli utili per l'identificazione, come il numero di pratica, il nome dell'ente erogatore e, se applicabile, le date di stipula ed estinzione del finanziamento.

Solo in questo modo sarà possibile identificare il prestito negli archivi della CRIF e procedere alla successiva cancellazione automatica.

È inoltre fondamentale che la quietanza faccia riferimento all'articolo 1236 del Codice Civile, che regolamenta gli accordi di saldo e stralcio, riportando integralmente la normativa. Inoltre, l'erogatore del finanziamento deve dichiarare esplicitamente di rinunciare a qualsiasi diritto sulla differenza tra l'importo totale originariamente stabilito e la somma effettivamente versata dal debitore, fornendo i dati personali del debitore.

È possibile cancellare i dati dalla Centrale Rischi tramite saldo e stralcio?

Attraverso l'accordo di saldo e stralcio, il debitore può estinguere rapidamente il proprio debito con la banca e regolarizzare la propria posizione debitoria. Una volta che la banca accetta il pagamento e rilascia la quietanza di saldo e stralcio, qualsiasi precedente morosità da parte del richiedente verrà azzerata.

Tuttavia, a differenza della CRIF, la Centrale Rischi della Banca d'Italia non prevede la cancellazione dei dati relativi a sofferenze bancarie o insolvenze, anche se regolarizzate tramite saldo e stralcio.

In altre parole, al momento del pagamento, la banca informerà la Centrale Rischi che il debitore si è regolarizzato utilizzando un accordo di saldo e stralcio e non è più considerato inadempiente. Tuttavia, lo storico completo di queste informazioni rimarrà disponibile per le banche che utilizzano l'archivio per ricerche e consultazioni.

Solo dopo un massimo di 36 mesi dall'ultimo aggiornamento non sarà più possibile visualizzare i dati precedenti. Tuttavia, in questo caso non si tratta di una cancellazione dalla Centrale Rischi dovuta all'accordo di saldo e stralcio, ma semplicemente perché il sistema di gestione dell'archivio non mostra informazioni più vecchie di 36 mesi, a meno che la banca non abbia effettuato nuove segnalazioni o aggiornamenti nel frattempo.

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Esecuzione immobiliare in presenza di minori e disabili

Esecuzione immobiliare in presenza di minori e disabili

Pignoramento immobiliare con figli minori

L'atto di pignoramento di un'abitazione in presenza di figli minori solleva complesse questioni legali. Nella maggior parte dei Paesi, i minori hanno diritti legali che richiedono tutela durante un procedimento di pignoramento. Le leggi spesso stabiliscono che il benessere dei minori debba essere considerato come priorità assoluta e che siano fornite soluzioni abitative adeguate per loro.

Nel caso di un'operazione di pignoramento immobiliare, potrebbe essere necessaria un'approvazione speciale da parte di un tribunale al fine di garantire la protezione dei diritti dei minori coinvolti. Gli aspetti legati alla custodia, al supporto finanziario e al sostentamento dei figli devono essere attentamente presi in considerazione e affrontati nel modo migliore possibile per garantire il loro benessere.

Pignoramento dell'abitazione con persone disabili

Il pignoramento di un'abitazione in presenza di persone disabili solleva ulteriori questioni che richiedono attenzione. Le persone con disabilità hanno il diritto di vivere in un ambiente che risponda alle loro specifiche esigenze. Pertanto, durante un procedimento di pignoramento, è necessario considerare soluzioni abitative alternative che rispettino le loro particolari necessità.

In molti Paesi, le leggi stabiliscono che il pignoramento di un'abitazione in cui vive una persona disabile debba essere attentamente esaminato al fine di evitare discriminazioni o violazioni dei loro diritti. È di fondamentale importanza coinvolgere esperti legali o assistenti sociali specializzati nel campo delle disabilità per valutare la situazione e trovare la soluzione migliore per garantire la continuità dell'assistenza e il benessere della persona coinvolta.

Pignoramento della prima casa con bambini minori e persone disabili

Il pignoramento della prima casa, soprattutto quando vi sono bambini minori e persone disabili coinvolte, presenta una serie di implicazioni emotive e legali. Molti Paesi hanno leggi che offrono una certa protezione alle famiglie che risiedono nella loro prima abitazione, in particolare se vi risiedono figli minori o persone con disabilità.

In queste situazioni, le autorità competenti cercano spesso di individuare alternative abitative o soluzioni di mitigazione che riducano l'impatto negativo del pignoramento sulla vita dei minori e delle persone disabili. Tuttavia, è importante ricordare che le leggi possono variare da Paese a Paese e che è necessario ottenere una consulenza legale specifica al fine di comprendere appieno i diritti e le opzioni disponibili nella propria giurisdizione.

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